22 febbraio 2021.
Ad ora di pranzo è arrivata la notizia che nei pressi di Goma, in Zaire ovvero oggi Repubblica Democratica del Congo, al confine con il Ruanda, nel Parco nazionale del Virunga noto per i suoi gorilla di montagna, sono stati uccisi da banditi o rapitori tra gli altri il nostro ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere a lui di scorta Vittorio Iacovacci. Sono legato da intensi ricordi a quella zona così affascinante e dalla storia così crudele. In quel territorio dal sottosuolo ricchissimo, dalla natura prorompente e dalla bellezza primordiale, il suo fascino costituisce come altrove anche la sua prevedibile maledizione, sconfinata prateria dove l’avidità dell’uomo può scorrazzare in totale libertà ed abiezione. La studiosa Dian Fossey era stata assassinata appena quattro anni prima quando insieme a Carlo (Fiorani, ndr) e Beppe (Gualini, ndr) percorremmo quelle zone di giungla con le Honda per preparare il debutto del primo Camel Trophy riservato alle moto. In quelle colline sul lago Kivu non c’erano altro che capanne di fango oltre ad un villaggio turistico, gestito da una società italiana che voleva lanciare turisticamente l’area, ed un ospedale dove operavano medici italiani che affrontavano la prima diffusione dell’AIDS. Dopo la sbarra di confine col Ruanda invece c’era la strada perfettamente asfaltata, le cabine telefoniche, i computer negli uffici… ma le lotte tribali tra Hutu e Tutsi (una distinzione razziale inventata ad arte dai colonizzatori europei) nei primi anni ’90 colorò tutto indistintamente di rosso sangue e l’apparente benessere ruandese affogò in stragi e mutilazioni di massa. E alla povertà della popolazione zairese non fu evitato l’orrore della violenza. Lì il peggio dell’uomo viene in superficie più spesso, non trovando argine nelle strutture più elementari della democrazia e del rispetto dell’uomo per il suo simile (figuriamoci per primati riservati e innocui come i gorilla). Ma c’è un’arma che toglie alibi a chi provoca dolore, sfruttamento, stupro dei corpi e degli animi, ed è la visione di chi non riesce ad immaginare un mondo di odio e sopraffazione ed opera esattamente all’opposto. Nonostante tutto e nonostante la storia vista per episodi e non nel suo insieme possa far pensare che è un cammino sbagliato, senza sbocco. Oggi è anche il compleanno di mio padre, che mi ha spesso ripetuto “è sempre l’uomo che fa la differenza”, e lui la faceva col suo comportamento, costruendo con mia madre una famiglia che si potesse chiamare tale e dove far crescere le attitudini e le passioni nel modo più sereno possibile. Questo è il seme che feconda la terra. Penso che ognuno di noi dovrebbe costruire questa famiglia ed allargarla a dismisura isolando in un batter d’occhio la desolazione del male. È la cronaca di oggi che ci racconta come neanche di fronte ad una sorte comune di tutta l’umanità sfregiata da un virus dilagante si riesce a far fronte comune, e c’è solo la corsa frammentata al vaccino, alla soluzione farmacologica, alla protezione per confini e non per sforzi scientifici globali, che alimenta l’accaparramento di chi non ne ha mai abbastanza e spesso specula sui farmaci e sulle mascherine… Invece appare così chiaro che dovremmo semplicemente vaccinarci e vaccinare tutti il più rapidamente possibile e che quindi la nostra salvezza passa attraverso la salvezza di tutti. Per questo è cosi importante aiutare anche i paesi più poveri, per giustizia, equità, compassione, ed anche perché, salvando loro, alla fine salviamo anche noi stessi.
Ugo Passerini.